agrivoltaico decreto agricoltura
  • Introduzione

  • Cosa è vietato

  • Cosa è permesso

  • Caratteristiche degli impianti agrivoltaici “avanzati”

  • Criticità e dibattito

Il Decreto Agricoltura, convertito in legge l’11 luglio con 181 “sì” dalla Camera, contiene anche l’importante provvedimento sull’Agrivoltaico innovativo, promosso dal MASE.

Risale, infatti, al 16 Maggio la pubblicazione di tutto l’iter operativo e per l’installazione di tali impianti.

La legge contiene anche alcuni divieti di installazione nelle aree agricole, considerate non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici.

Questi divieti hanno suscitato, in fase iniziale, dubbi e dibattiti sull’effettiva necessità di limitare l’installazione in queste zone, spingendo verso la ricerca di un compromesso, che, tra titubanze, critiche e perplessità, è stato finalmente trovato.

Approfondiremo accuratamente l’argomento nei prossimi paragrafi, tracciando l’evoluzione della questione e fornendoti tutte le informazioni di aggiornamento sulle norme in vigore da appena pochi giorni.

agrivoltaico e divieto di installazione nelle aree agricoleIn principio fu il Consiglio dei ministri del 6 Maggio: l’approvazione dei divieti

La questione era la seguente: la diffusione degli impianti fotovoltaici nelle zone adibite alla coltivazione a all’allevamento sollevava alcuni dubbi circa l’effettiva sostenibilità per il settore agricolo. 

Tra le criticità sollevate troviamo: l’impatto sul paesaggio, l’inquinamento luminoso causato dai moduli fotovoltaici, l’incompatibilità del fotovoltaico con la sopravvivenza di alcune colture e la sottrazione di spazio ad alcune specie animali. 

A sollevare perplessità era il Ministero dell’Agricoltura, guidato da Lollobrigida, che premeva per ottenere un divieto di installazione nelle aree agricole, per salvaguardare le campagne, gli allevamenti e gli ecosistemi dall’invasione degli impianti fotovoltaici. 

Dal lato opposto, Gilberto Pichetto Fratin, a guida del Ministero per l’Ambiente, favorevole all’installazione, soprattutto in vista dell’impegno preso in carica dall’Italia di triplicare l’energia prodotta da fonti rinnovabili, entro il 2030.

Così, il 6 Maggio il Consiglio dei Ministri ha approvato il divieto di installazione degli impianti fotovoltaici nei terreni agricoli, prevedendo, però, alcune deroghe.

Quello che è venuto fuori è il risultato di un compromesso tra Agricoltura e Ambiente, sia in senso letterale, che in senso politico.

Il compromesso: divieto di installazione, sì, ma con diverse deroghe

Gli impianti agrivoltaici, che combinano la produzione di energia fotovoltaica con le attività agricole, devono seguire specifiche caratteristiche e requisiti per essere considerati “avanzati” e godere dei relativi benefici. 

Ecco i punti chiave:

  • Superficie agricola: almeno il 70% dell’area totale dell’impianto deve essere destinato ad attività agricola o zootecnica.
  • Altezza dei moduli: I moduli fotovoltaici devono essere installati ad un’altezza minima dal suolo che consenta la continuità delle attività sottostanti.

 Nello specifico:

  • 1,3 metri: Per attività zootecnica, per consentire il passaggio degli animali.
  • 2,1 metri: Per attività colturale, per l’utilizzo di macchinari agricoli.
  • Produzione di energia: L’impianto agrivoltaico deve produrre almeno il 60% dell’energia elettrica di un impianto fotovoltaico standard di riferimento.
  • Continuità delle attività agricole: Sul terreno interessato dall’impianto deve essere garantita la prosecuzione delle attività agricole o pastorali. Le modalità di verifica del rispetto di questa condizione sono stabilite da specifiche linee guida.

Oltre a queste caratteristiche, gli impianti agrivoltaici devono rispettare le normative urbanistiche e paesaggistiche vigenti, nonché le normative tecniche relative agli impianti elettrici.

Nello specifico, il decreto legge del 16 maggio, nell’articolo 5, prevede restrizioni all’installazione di impianti fotovoltaici a terra su terreni agricoli, con l’obiettivo di tutelare il suolo e preservare la vocazione agricola di queste aree.

Cosa è vietato:

  • Installare nuovi impianti fotovoltaici a terra in aree agricole diverse da quelle definite “idonee”.
  • Installare impianti fotovoltaici a terra con moduli inferiori a 2,1 metri di altezza dal suolo, anche nelle aree idonee.

Cosa è permesso:

  • Installare impianti fotovoltaici a terra nelle seguenti aree idonee: cave e miniere, aree di Ferrovie dello Stato e concessionari autostradali, aree aeroportuali, entro 300 metri dalle autostrade, aree interne agli impianti industriali e entro 500 metri da tali impianti.
  • Installare impianti agrivoltaici “avanzati” su qualsiasi area agricola. Questi impianti devono avere moduli a 2,1 metri di altezza e non sottrarre suolo alle coltivazioni.
  • Installare impianti fotovoltaici a terra per le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e per il PNRR.
  • Continuare i procedimenti autorizzativi già avviati alla data del 16 maggio 2024.

Agrivoltaico decreto agricolturaLa questione delicata: tra difficoltà normative e qualche polemica

I provvedimenti hanno scatenato le critiche e le lamentele delle associazioni di categoria del settore energetico, che vedono in questi divieti un potenziale rallentamento della transizione energetica verso le rinnovabili. 

Secondo alcuni, l’Italia potrebbe non raggiungere gli obiettivi europei e quelli del PNRR in materia di energie rinnovabili.

Tra gli obiettivi dell’Europa, vi è proprio quello di raggiungere il 45% di energia rinnovabile sul consumo finale lordo entro il 2030. 

Nel 2022 l’Europa ha raggiunto il 23% e ha previsto, nel frattempo, una serie di semplificazioni nelle richieste di permessi per velocizzare l’approvazione dei progetti legati alle rinnovabili e accordi di acquisto di energia per facilitare gli investimenti in questo settore.

I divieti di installazione di impianti fotovoltaici nei terreni agricoli sembrano, quindi, un po’ in controtendenza rispetto al trend europeo.

Del resto, anche se si è registrato un boom di fotovoltaico nel 2023, i dati di Terna, la società italiana operatrice delle reti di trasmissione dell’energia elettrica, sottolineano ancora dei ritardi dell’Italia nel raggiungimento degli obiettivi di installazione di energie rinnovabili. 

Per alcuni, favorevoli all’agrivoltaico e convinti che l’installazione degli impianti nei terreni agricoli sia più virtuosa, che svantaggiosa, basterebbe impiegare solo l’1% dei terreni agricoli non utilizzati per assicurarsi il raggiungimento del 50% degli obiettivi previsti per il 2030 dall’UE e dal PNRR.

Insomma, Il Decreto Agricoltura rappresenta un passo importante nel dibattito sull’utilizzo del suolo per la produzione di energia rinnovabile, ma risulta molto delicata e complicata la ricerca di un equilibrio che permetta di tutelare l’agricoltura e le campagne, senza, però, “perdere terreno” nel percorso verso la transizione energetica. 

Un punto di vista alternativo, potrebbe essere quello contenuto in questo articolo, in cui vengono raccontate le esperienze di alcuni imprenditori agricoli australiani, che raccontano di come l’installazione di un parco agrivoltaico abbia, di fatto, incrementato del 15% la loro produzione di lana. 

Qui trovi un nostro articolo di approfondimento dedicato al decreto Aree Idonee sulla “Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 153 del 2 luglio, .

 

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